La filosofia, la politica, i testi

Febbraio – aprile 2013

Circolo MateriaOff

Borgo S. Silvestro 40 – Parma

 

Mai come oggi la politica, prostrata di fronte alla nuova divinità dei mercati o dissolta nello sfoggio di opinioni, sembra abdicare al pensiero. Mai come oggi rivendicare la possibilità di pensare, e la sua fatica, può diventare una questione politica. Tuttavia, tra pensiero e politica non c’è uniformità, né influenza diretta, ma un continuo movimento di ripresa, di allontanamento, di ridefinizione reciproca delle proprie condizioni di esistenza. I testi che presentiamo segnano dei punti in cui questo rapporto si è fatto più prossimo, a volte fino a spingere alla fusione di un termine nell’altro: una politica ideale, un pensiero risolto nell’azione. Fare risuonare le parole di quei libri e accompagnarle con una riflessione e un dialogo sulla loro possibile incidenza nel presente ci è sembrato un modo per affermare che nella formula “filosofia politica” non è in questione solo una disciplina, un’applicazione tra le altre della teoria, ma il sintomo di qualcosa che riguarda la radice e la ragion d’essere di entrambi i termini. Tra nuvole e fango non si trova una frontiera invalicabile tra “verità” e “concretezza”, ma la verità e la concretezza del nostro essere politici.

 

 

 

13 febbraio 2013

La Repubblica di Platone

a cura di Cristina Quintavalla

 

La Repubblica, opera della maturità di Platone, mostra l’ispirazione essenzialmente politica della sua filosofia: nessuna attività più di quella politica coinvolge totalmente gli uomini, anima e corpo, nelle vicende del mondo. Il filosofo, evaso dall’apparente mondo sensibile e giunto a vedere la verità ideale, ridiscende nella caverna al fine di salvare i suoi vecchi compagni, imprigionati nella caverna dell’errore, proponendosi lo scopo, che deve essere proprio dell’autentico uomo politico, di realizzare il mondo degli uomini e della giustizia. L’ambientazione, la scelta degli interlocutori, la stessa collocazione temporale del dialogo – presumibilmente il 411 – sono destinati a far emergere il carattere altamente drammatico per Atene e la Grecia del momento storico, segnato dalla crisi del regime democratico e da un clima di ingiustizia politica e morale. Alla convinzione dell’irreparabilità dei regimi politici contemporanei, il filosofo, che conosce la verità dietro le apparenze, ed è in grado di opporsi alla pratica della violenza e della potenza, indica la necessità di tratteggiarne uno totalmente nuovo, in armonia con l’ordine oggettivo del mondo, fondato sulla giustizia e sul bene.

 

 

 

20 febbraio 2013

Il principe di Machiavelli 
a cura di Marco Adorni –

 

Criticato o osannato per aver posto fine, con la fondazione della dottrina della ragion di stato, alla politica come “arte del governo”, in realtà l’idea che Machiavelli sia stato il primo a separare la politica dalla sfera morale non tiene conto del fatto che nella sua opera più celebre, Il principe, il termine “politico” o i suoi correlativi o sinonimi, non appaiano mai. L’opera, per secoli considerata come la pietra miliare della nuova scienza della politica fu, in realtà, concepita per fornire al principe gli strumenti più efficaci per conquistare e preservare il suo statoIl principe non costituisce, dunque, la fine della politica, ma l’inizio di una riflessione “scientifica” sull’arte dello stato, in grado cioè di dare sistematicità razionale e legittimità sociopolitica a quella precettistica seminascosta e confidenziale – costituita dagli specula principum – che, ancora ai tempi di Machiavelli, veniva sussurrata discretamente all’ombra della politica “ufficiale”.

 

 

 

27 febbraio 2013

La città del sole di Tommaso Campanella

a cura di Simone Pippo

 

La città del sole è un dialogo filosofico tra un cavaliere ed un navigante il quale narra la vita quotidiana, le leggi, la religione, gli usi di una città-stato persa nell’ Oceano Indiano. Questa visione tanto viva quanto disordinata illustra una società felice, armonica, meritocratica, specchio di un mondo soprasensibile con il quale cerca di allineare costantemente il proprio essere. Il testo, oltre a proporre interessanti questioni politiche, su tutte l’idea di pacificazione universale, descrive un mondo impregnato di suggestioni molteplici e contraddittorie quali l’ermetismo platonizzante e il naturalismo, la nascente razionalità scientifica e le istanze magico-astrologiche.

 

 

 

6 marzo 2013

Il contratto sociale di Jean-Jacques Rousseau

a cura di Emanuele Puglisi 

 

Durante il XVI secolo comincia a svilupparsi una certa razionalità intorno al discorso politico. Cominciano ad organizzarsi pensieri, azioni, modi di governare: comincia a modificarsi il modo di intendere il governo e il potere, il ruolo del Sovrano e del Suddito e a insinuarsi un nuovo concetto di autorità. Tutto questo va di pari passo con una nuova concezione del Soggetto, che lo vuole sempre più al centro di una politica di organizzazione e controllo. La teoria del contrattualismo, cioè del legame che il suddito/cittadino stabilisce con il potere assoluto/statale, si sviluppa proprio in questo periodo: si tratterà allora di analizzare quale tipo di razionalità si nasconda dietro le pagine di due tra i più importanti trattati di filosofia politica legati al contrattualismo: il Leviatano di Hobbes e il Contratto Sociale di Rousseau.

 

 

 

20 marzo 2013

Manifesto del partito comunista di Marx-Engels

a cura di Diego Melegari

 

Il 21 febbraio del 1848 usciva a Londra il testo considerato fondante da tutto il movimento comunista successivo. In esso si parlava della storia come ininterotto conflitto tra classi sociali, di un mondo unificato e riplasmato dal capitale, del marchio impresso dal dominio sulle idee più nobili e universali, di una rivoluzione già in atto nelle molteplici e tortuose strade percorse dall’unione degli sfruttati. La parola “eguaglianza” assunse un nuovo significato, impugnato da uomini rimasti fino a quel momento quasi invisibili. “Proletari e comunisti” iniziarono a incarnare il difficile rapporto tra tendenza storica e intervento politico.   

 

 

 

27 marzo 2013

Teoria del partigiano di Carl Schmitt

a cura di Marco Baldassari

 

Carl Schmitt, tra i pensatori più controversi del Novecento, giurista e filosofo del diritto, propone in questo libro – che ha esercitato, fra l’altro, una certa influenza sul pensiero operaista degli anni Sessanta e Settanta – una fenomenologia del combattente. La figura del partigiano quale snodo fondamentale della contrapposizione politica tra amico e nemico, diventa, quindi, anche la chiave interpretativa per comprendere la trasformazione del concetto di guerra e di rivoluzione. Attraverso un percorso che da Clausewitz porta a Lenin e a Mao, Schmitt costruisce un’affascinante filosofia dell’ “irregolare” e della guerriglia, in cui il partigiano rappresenta l’”ultima sentinella della terra”.

 

  

 

3 aprile 2013

Stato e rivoluzione di Lenin

a cura di William Gambetta

 

Scritto nell´estate del 1917, tra la Rivoluzione di febbraio e quella di Ottobre, quando i principali dirigenti bolscevichi furono costretti a entrare in clandestinità per la repressione del governo provvisorio di Kerenskij e lo stesso Lenin a scappare in Finlandia, Stato e rivoluzione è una delle principali opere del pensiero leninista. In questo lungo saggio, sulla base di riferimenti alle opere di Marx e Engels, Lenin analizza lo Stato quale espressione storica delle diverse classi dominanti, svelandone la natura “partigiana”. La tesi di fondo, dunque, è che non esista una “neutralità” delle istituzioni statuali (siano esse di natura autoritaria o, viceversa, democratica) e, per ciò, non solo è impossibile riformare in senso democratico lo Stato borghese, ma risulta urgente progettare le basi di un possibile Stato operaio.

 

 

 

10 aprile 2013

L’uomo e la democrazia di György Lukácsmovimenti.org
a cura di Fabrizio Capoccetti  

 

Nel 1968 György Lukácsmovimenti.org aveva ottantatre anni e stava lavorando all’Ontologia dell’essere sociale, l’opera che egli riteneva dovesse contribuire a far iniziare l’epoca del rinascimento marxista. Il moto di contestazione avrebbe dovuto trovare, a suo giudizio, un punto di riferimento positivo nelle realizzazioni del socialismo, ma questo non riusciva a liberarsi dallo stato di shock in cui era entrato nel 1956, e, paradossalmente, i pensieri di riforma all’interno dei paesi socialisti avevano come modello quella stessa economicizzazione della vita che le giovani generazioni occidentali mettevano in crisi. Occorreva mettere a fuoco ciò che il socialismo non era, in che cosa doveva autocriticarsi e verso dove muoveva. Occorreva affrontare il tema antistalinista per eccellenza, quello della democrazia.

 

 

 

17 aprile 2013

La volontà di sapere di Michel Foucault

a cura di Emanuele Leonardi

 

Nel 1976, dopo aver sottoposto a critica feroce le istituzioni psichiatriche e penitenziarie, Michel Foucault dedica un importante studio alla sessualità, sia come specifica formazione discorsiva che come campo privilegiato dell’esercizio del potere. Attraverso una minuziosa analisi del sesso come figura di confine – sulla soglia tra la cura di sé e lo sguardo altrui, tra la natura del corpo e la storia delle popolazioni – Foucault ci consegna una riflessione di scottante attualità sulle trasformazioni del governo degli uomini.

 

 

 

SULLA STAMPA…

 

 

In collaborazione con

Circolo MateriaOff