Giornata di studi

Lunedì 4 febbraio 2019, ore 10-19

Università di Parma, Aula bandiera (primo piano), via dell’Università, 12 – Parma

Perlomeno a partire da Platone, il rapporto tra teoria dello Stato e antropologia filosofica non può essere ignorato: il rapporto analogico tra facoltà dell’anima e rapporti statuali, che in Platone informava la struttura della città futura, si ripropone infatti, in forme diverse, ogni qual volta nella storia del pensiero occidentale un paradigma politico entra in crisi e deve essere superato. Non da ultimo, il celebre frontespizio del Leviatano di Hobbes, che per certi versi inaugura la riflessione moderna sullo Stato, mostra icasticamente il nuovo rapporto che nella nascente società mercantile moderna andava istituendosi tra individuo particolare e soggettività statuale. In sintesi, si potrebbe affermare che ad ogni teoria dello Stato corrisponde analogicamente una teoria della soggettività umana, che di essa sarà contemporaneamente riflesso e dispositivo.
Nell’attuale congiuntura storica e politica riemerge ancora una volta un problema che, troppo frettolosamente, sembrava esser stato superato: con la crisi sistemica dell’ordine economico-politico neoliberale ad entrare in crisi è infatti anche la cesura post-statuale che la scienza politica aveva creduto di poter inaugurare con la caduta del muro di Berlino. Alla morte dello Stato, proclamata e rivendicata da un largo spettro di opzioni teoriche (dal post-operaismo fino al liberalismo cosmopolita), segue la riproposizione urgente del problema della costruzione di istituzioni statuali sovrane, all’interno di un contesto epocale di rinnovata conflittualità non solo sociale e politica, ma anche geopolitica. La rinazionalizzazione e riterritorializzazione del panorama politico globale è ormai parte del nostro presente: ma mentre le forme di questo processo sono confuse e talvolta inquietanti, i suoi esiti restano ignoti. Di certo, l’ideale progressivo di un orizzonte pacificato, post-storico e post-statuale dell’ordine globale mostra ora numerose fratture: ma proprio esse permettono di tornare a vedere con maggior chiarezza in che misura tale orizzonte fosse più frutto di una costruzione interessata, che di un effettivo tramonto delle soggettività geopolitiche statuali e dei loro interessi. Infatti, la crisi congiunta dell’Unione Europea – che sempre più torna ad apparire come un luogo di esercizio di interessi statuali nazionali, piuttosto che di un loro effettivo superamento – e delle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite – che stanno progressivamente perdendo ogni capacità di incidere effettualmente sulla realtà geopolitica globale, una volta caduta la premura statunitense rispetto al loro primato – permette di prendere atto del carattere precario di un sistema mondo unificato dal solo diritto universale astratto e caratterizzato dall’obsolescenza del dispositivo statuale. L’idea secondo la quale la dinamica del mercato e il rispetto delle sue direttive avrebbe spontaneamente prodotto armonizzazione e riallineamento delle diseguaglianze si è mostrata drammaticamente errata. Questa crisi, inoltre, ha permesso di comprendere una volta di più, come il neoliberismo non sia consistito – e non consista tuttora – in una destrutturazione dello Stato a favore della società civile, ritornata libera di esprimersi nelle forme e nei limiti del mercato, ma piuttosto in una rimodulazione del dispositivo statuale a favore di quest’ultimo. In questo contesto, dove “il vecchio muore e il nuovo non può nascere”, in questo interregno, in cui “si verificano i fenomeni morbosi più svariati”, la questione sulla natura del potere statuale ritorna centrale per ogni pensiero che voglia apprendere nel pensiero il proprio tempo.
Specularmente si pone nuovamente anche la questione della soggettività umana, nella misura in cui al primato del mercato e alla sua estensione ad ogni ambito dell’esistenza è corrisposta una deteriorazione dei soggetti, ridotti a individui isolati, ma non di meno integrati all’interno di un processo di sempre più spietata competizione. La figura politica della moltitudo – refrattaria ad ogni soggettivazione – così come l’emersione e il successo di “partiti digitali” basati su piattaforme – che si articolano in forma di “sciame” digitale – riflettono questa condizione post-statuale (verrebbe quasi da dire post-politica) dell’aggregazione collettiva: in entrambi i casi, infatti, la soggettivazione e la costruzione di progettualità politica vengono pensati come realizzazione spontanea dell’immanenza che, analogamente all’equilibrio dei prezzi, si produce attraverso la nuda sommatoria delle singolarità che la compongono. In questo senso, ogni forma di soggettivazione, di ricomposizione delle mediazioni e di concentrazione del comando vengono rifiutati.

La giornata di studi vorrebbe confrontarsi con queste questioni a partire da un ripensamento della tradizione moderna e contemporanea intorno ai concetti di statualità e di soggettività. La cesura che il variegato pensiero post-metafisico aveva preteso di istituire con la modernità e i suoi dispositivi concettuali fondamentali è risultata troppo affrettata: perché se è vero che il pensiero nasce dal bisogno del proprio tempo, mai come ora sembra essere necessario ripensare ad un tempo il Soggetto e lo Stato: sta infatti diventando sempre più chiaro che i soggetti politici potranno, forse, trovare una realizzazione politica effettuale – capace cioè di agire sui processi, invece che subirli – soltanto attraverso un recupero critico e trasformativo del dispositivo statuale – inteso come costruzione collettiva dell’esercizio legittimo della forza.

Programma

Ore 10:15 – Marco Adorni, Rolando Vitali – Presentazione e apertura dei lavori

Sessione mattutina
Ore 10:30 – Carlo Galli, “Da Hobbes al neoliberismo. Economia politica diritto, e la questione della natura umana”
Ore 11:20 – Guido Frilli, Storia e costruzione politica. A partire da Hobbes e Spinoza.
Ore 12:00 – Luca Timponelli, Tra contrattualismo e filosofia della storia: la teoria kantiana della politica
Ore 12:40 – Giovanni Zanotti, Sul concetto di estinzione dello Stato

Sessione Pomeridiana
Ore 14:30 – Geminello Preterossi, Lo Stato tra teologia politica e antropologia democratica

Ore 15:20 – Olimpia Malatesta, Stato, ordine e natura nell’Ordoliberalismo
Ore 16:00 – Rolando Vitali, Anarchia e gerarchia a partire da Friedrich Nietzsche
16:40-17:00 – Pausa Caffè
Ore 17:00 – Marco Baldassari, Nicos Poulantzas. Lo Stato come relazione sociale
Ore 17:40 – Fabrizio Capoccetti, Pierre Bourdieu. lo Stato come campo: gli interessi del potere e il potere degli interessi
Ore 18:20 – Diego Melegari, Una peripezia indispensabile? Natura e Stato nella biopolitica foucaultiana
Ore 19:00 Conclusioni

A cura di Centro studi movimenti e Università di Parma