La persecuzione degli omosessuali durante il fascismo

Un incontro tra storia e graphic novel

 

 

Martedì 29 gennaio 2013

Oratorio Novo – Biblioteca Civica

Vicolo Santa Maria 5 – Parma

 

 

Al pari del nazismo hitleriano, il regime fascista di Benito Mussolini – fondato su un immaginario virile – mentre giungeva alla definizione “scientifica” dell’inferiorità intellettuale e fisica delle donne, agì per escludere dal corpo sociale anche gli omosessuali, in quanto considerati, come in Germania, pericolosi veicoli di indebolimento della «razza ariana di stirpe italica» nella quale anche l’Italia fascista, con le leggi del 1938, si era andata identificando. Dal 1938 al 1942, dunque, l’omofobia fascista portò oltre trecento cittadini all’arresto e al confino di polizia nelle colonie di Ustica, Favignana, alle isole Tremiti e in altri luoghi.

Un tema poco noto, soprattutto perché alla fine della seconda guerra mondiale, questa memoria, come molte altre, non ebbe spazio nel nostro paese e, a causa del forte pregiudizio omofobo sopravvissuto alla fine del regime, gli stessi omosessuali vittime della repressione non vollero parlarne. Un altro mancato processo di elaborazione della memoria collettiva, reso difficile ancora oggi da quei pregiudizi e stereotipi nei confronti dell’omosessualità che ancora sopravvivono nel nostro tessuto sociale

 

 

 

RASSEGNA STAMPA

 

 

Interventi di

Lorenzo Benadusi (Università di Bergamo)

Luca de Santis e Sara Colaone (autori de In Italia sono tutti maschiUna graphic novel sul confino degli omosessuali durante il fascismo)

 

Coordina Brunella Manotti (Centro studi movimenti)