Visite Guidate a Parma

«Talvolta – ha scritto Calvino – città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro». Eppure, anche se a vederla così, passeggiando, la città di oggi sembra dir poco del suo passato, guardando a fondo ci si può accorgere di quanto, «come le linee di una mano», lo contenga ancora in sé.

Questa serie di itinerari guidati vuole riscoprire il cammino che la città ha percorso nel suo passato più prossimo, tra Ottocento e Novecento, aprendo finestre su alcuni nodi della storia contemporanea, come il rapporto tra struttura urbana e potere, la conflittualità sociale dei quartieri popolari, la prima industrializzazione, le rappresentazioni pubbliche dell’identità cittadina, le fasi di passaggio da un contesto politico ad un altro.

I visitatori – cittadini o turisti – saranno accompagnati sui luoghi da un ricercatore storico che – muovendosi tra storia sociale, urbana e politica – mostrerà loro una città diversa, affiorante da un altro tempo rispetto a quello che si vive quotidianamente.

Ogni percorso si articola in 5 o 6 tappe, per una durata che varia da una a 2 ore secondo le esigenze dei visitatori.

Il numero minimo per organizzare la visita è di 10 persone.

La prenotazione è obbligatoria e può essere fatta telefonicamente o via mail (328-9769438 / centrostudimovimenti@gmail.com).

N:B: la partecipazione è soggetta alla sottoscrizione della tessera del Centro studi movimenti.

Gli itinerari:

a cura di Michela Cerocchi

Dalla civiltà delle terramara alla fondazione della colonia romana di Parma nel 183 a.C., dalla città al tempo di Augusto alle invasioni delle popolazioni barbare, dall’età medievale fino al libero comune. Secoli che trasformarono e segnarono la città di Parma, la sua struttura urbana, le architetture, i monumenti, le forme sociali e la cultura. Attraverso questa visita andremo a ricercare i segni di quelle civiltà ormai passate nella città del presente: il ponte romano, la porta pediculosa, il Duomo e il Battistero, i palazzi del potere politico nell’odierna piazza Garibaldi.

a cura di Ilaria La Fata

Nel 1545 Parma e Piacenza divennero il territorio di un nuovo ducato posto sotto la guida di Pierluigi Farnese, figlio del papa Paolo III. Quando due anni dopo Pierluigi fu assassinato a Piacenza, il suo successore Ottavio decise di collocare stabilmente la capitale del ducato a Parma. La città dovette così diventare degna di questo nome e i Farnese, oltre ad occuparsi di gestire lo stato dal punto di vista amministrativo e militare si impegnarono anche per trasformare una città piuttosto modesta in una sede sfarzosa. Nel 1731 alla guida del ducato subentrarono i Borbone i quali modificarono la città lasciando una forte impronta del proprio passaggio. Fu in questa fase che, grazie all’amministrazione del ministro Guillaume Du Tillot e ai progetti dell’architetto di corte Petitot giunse a Parma l’eco della cultura francese e dell’Illuminismo. Una visita guidata per comprendere come il potere traduce in linee architettoniche la propria concezione della società.

a cura di Marco Adorni

Il percorso guidato sui luoghi del Risorgimento accompagnerà i partecipanti alla scoperta di quei fervidi decenni che precedettero l’unificazione nazionale. Dalle lapidi commemorative di Mazzini e dei «martiri delle sommosse cittadine» sotto i Portici del Grano al palazzo dell’Università, da cui partirono i moti studenteschi del 1831; da Piazza della Steccata – dove nel 1834 venne ucciso l’odiato direttore di polizia Odoardo Sartorio – alla Croce di Malta, luogo di ritrovo dei cospiratori mazziniani e anarchici; da via Cavour, dove venne ucciso il duca Carlo III, a via XXII luglio e via Saffi, scenari della sommossa mazziniana del 1854, fino a piazza Garibaldi, dove la folla inferocita nel 1859 linciò il colonnello Anviti, collocando per diverse ore la sua testa sull’Ara dell’Amicizia al centro della piazza.

a cura di Margherita Becchetti

All’indomani dell’unificazione italiana e all’alba del nuovo secolo, la distanza tra i quartieri sulle due sponde del fiume rimaneva profonda: Parma nuova poteva far sfoggio di palazzi nobiliari, di piazze e ampie strade lastricate, di vetrine sfarzose ed eleganti caffè, di teatri, ricchi musei e dei monumenti del potere civile e religioso. Dall’altra parte, immiserivano i vicoli stretti dei poveri, le strade soffocate da alte file di case accatastate le une alle altre, le stanze buie e umide, la città dei tuguri senza luce, dei monasteri della carità, dell’ospedale per i tubercolotici e gli incurabili, i rioni delle osterie, dei venditori ambulanti, dei bambini scalzi e delle donne al lavoro sulla porta di casa.

Una passeggiata per raccontare la storia sociale dell’Oltretorrente prima della grande trasformazione, per capire come vi si sia costituita una comunità con forti legami e elementi di identità collettiva, per ricostruire il suo tessuto assistenziale e associativo di istituti laici e religiosi, per conoscere la sua lunga tradizione di rivolte e moti di piazza.

a cura di Ilaria La Fata e Michela Cerocchi

Percorso in città per conoscere alcuni luoghi significativi per la storia della Grande guerra o per la costruzione della sua memoria: monumenti – come quello a Filippo Corridoni o alla Vittoria di viale Toschi – e luoghi che, in quegli anni, sono stati particolarmente segnati dall’entità del conflitto europeo, come l’Ospedale vecchio di via D’Azeglio o il palazzo Ducale all’interno del parco. L’idea è quella di considerare la Grande guerra come preludio e metafora di tutte le guerre moderne e riflettere sul senso generale degli interventi militari, su come si ripercuotano sui civili e su come gli scontri bellici si traducano in numeri altissimi di cadaveri e feriti, i quali, quando riescono a sopravvivere, portano impressi sul corpo e nell’animo i segni di quello che hanno vissuto e dovuto subire.

a cura di Margherita Becchetti e William Gambetta

Una passeggiata in un quartiere oggi profondamente diverso dal suo aspetto originario, e che proprio il fascismo ha, per primo, modificato, sventrato, ricostruito. Il fascismo che, divenuto regime, ha avuto di fronte a sé il problema di confrontarsi con rioni che, solo pochi anni prima, gli avevano levato contro armi e barricate. Repressione e costruzione del consenso. Un giro a cercare le ragioni di molte opere di abbattimento e quelle volte a trovare un dialogo con un quartiere ostile.

a cura di Margherita Becchetti o Ilaria La Fata

Visitare i luoghi della lotta clandestina in città, dei bombardamenti e dell’occupazione tedesca e fascista, riscoprire i monumenti e le lapidi che li ricordano, individuare gli edifici e i palazzi che ne furono teatro, significa comprendere aspetti forse meno noti della lotta di Liberazione: e cioè come essa si sia sviluppata in città (un luogo maggiormente controllato delle forze repressive fasciste e naziste), come le vicende della lotta armata si siano intrecciate a quelle della lotta non armata, condotta da chi non imbracciò le armi ma scelse comunque, con diversi livelli di consapevolezza, di opporsi. Uomini e donne che lottarono con e senza armi, che stampavano e distribuivano stampa clandestina, che sabotavano strade e linee di comunicazione e che contribuivano a tessere le reti di un complesso meccanismo di resistenza.

a cura di Margherita Becchetti

Chi sono stati quegli uomini che, tra il 1943 e il 1945, nella nostra città hanno torturato, ucciso e deportato partigiani, oppositori politici, ebrei? Chi erano i carnefici della Brigata nera e della polizia politica nazista? Dov’erano le loro sedi? Cos’hanno fatto? Sono alcuni degli interrogativi cui risponderà questa visita guidata che, mostrando agli studenti i luoghi teatro della Repubblica sociale italiana, ha l’obiettivo di chiarire ruoli e responsabilità di coloro che aderirono al fascismo di Salò, di far comprendere i meccanismi sociali e politici che hanno permesso ad alcuni uomini di concepire gli orrori commessi anche nella nostra città durante l’occupazione tedesca e il governo della Rsi; di far conoscere i carnefici nella loro vita quotidiana, di chiamarli con nome e cognome.

a cura di Margherita Becchetti, Michela Cerocchi o Ilaria La Fata

La storia della città attraverso la storia delle sue donne. Questa visita guidata ripercorrà il lungo cammino delle donne italiane nella democrazia partendo dalla sede dell’ONMI (Opera nazionale maternità e infanzia) l’organizzazione con cui il fascismo offriva assistenza a madri e bambini in difficoltà, ribadendo la centralità, nella sua politica sessuale e famigliare, della donna “fattrice di figli”, “macchina da riproduzione”, “genitrice della razza”. Poi, articolato in 7 tappe, il percorso ripercorrerà i rapporti tra maschi e femmine all’interno delle bande partigiane, il voto del 2 giugno 1946 e le prime organizzazioni femminili come l’Udi e il Cif, la fatica che le prime donne dovettero fare per farsi spazio in istituzioni totalmente e storicamente maschili, le feste dell’8 marzo, la politica nei partiti e le mobilitazioni di migliaia di donne che, alla fine, hanno cambiato fortemente la condizione delle donne in Italia.

a cura di William Gambetta

Anche Parma fu travolta dai movimenti studenteschi e operai del Sessantotto. Questa nuova conflittualità sociale si espresse con nuove parole d’ordine e inedite pratiche di lotta, rilanciando la partecipazione politica in forme di massa e la riappropriazione di tradizionali spazi urbani. La visita ad alcuni di questi luoghi racconta le mobilitazioni più importanti di giovani, lavoratori e donne, tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta.

a cura di William Gambetta

Attraverso l’analisi dei tre principali monumenti della città, la visita ricostruisce la storia politica di Parma dagli ultimi decenni dell’Ottocento agli Cinquanta del Novecento. Le vicende e i protagonisti che ruotano intorno all’edificazione di quelle statue, in quei luoghi, in quelle raffigurazioni, infatti, sono indicative del clima politico e sociale che la città visse in tre fasi differenti: l’epoca liberale, quella fascista e quella democratica del secondo dopoguerra.

a cura di Marco Adorni

Quartiere a forte caratterizzazione popolare e operaia, il San Leonardo presenta caratteristiche “culturali” molto diverse da quelle dominanti la vicenda storica della Parma monumentale. È una storia legata alla nascita e allo sviluppo delle attività industriali cittadine che raggiunse il suo punto più alto negli anni Sessanta del Novecento. Quel comparto industriale è ora quasi del tutto scomparso, e la sua fine ha trasformato i connotati identitari del quartiere e dei suoi abitanti. La visita guidata mira a recuperare la memoria storica, sociale e industriale del quartiere, attraverso le emergenze fisiche rappresentative della sua identità (la chiesa di San Leonardo, gli stabilimenti Borsari, Manzini, Bormioli), gli edifici riplasmati per nuove esigenze (la serie di officine di via Pasubio) e gli spazi vuoti lasciati in seguito alla demolizione delle strutture della Boschi e della Luciani.