Storia di un quartiere popolare

a cura di Margherita Becchetti
 
 
Quando nel 183 a.C. la Parma romana ebbe origine sul lato destro del torrente, sull’altra sponda non vi sorsero che poche case e capanne, sparse su campi acquitrinosi. I primi edifici “di là dall’acqua” vennero eretti per iniziativa degli ordini religiosi medievali e, intorno ai loro chiostri, si radunarono poveri e mendicanti, poi seguiti da qualche artigiano e dai primi mercanti. La città si estese e più ponti collegarono le due sponde ma, fin dalle sue origini, Capo di Ponte – antico nome dell’Oltretorrente – fu il quartiere dei poveri. Ancora nella seconda metà dell’800, il torrente Parma marcava profonde divisioni sociali e culturali, separando la città in due quartieri diversi e lontani: sulla destra la “Parma nuova” così definita per il migliore aspetto dei suoi edifici e delle sue strade; il quartiere della nascente borghesia e dell’aristocrazia cittadina, ornato di palazzi signorili, ampie strade arieggiate, piazze, teatri sontuosi; la città del potere civile e religioso, del Municipio, dell’Università e del Vescovado, dei collegi dei Gesuiti e delle Orsoline, il centro dei monumenti ai grandi condottieri e delle cupole affrescate dal Correggio, dei viali delle passeggiate e delle gite in calesse, dei caffè sulle piazze e del dibattito politico e intellettuale. Dall’altra parte, oltre i ponti, i vicoli stretti dei poveri e dei migranti da campagne e montagne vicine, le strade soffocate da alte file di case accatastate le une alle altre, le stanze buie e umide, sovraffollate di miseri; la città dei tuguri senza luce, dei monasteri della carità, dell’ospedale per i tubercolotici e gli incurabili; i rioni delle osterie, dei piccoli artigiani, dei venditori ambulanti, delle bustaie e dei cassonieri, dei bambini scalzi e delle donne al lavoro sulla porta di casa.
L’obiettivo dell’unità didattica è quello di raccontare una storia sociale dell’Oltretorrente, di capire in che modo e attraverso quali percorsi materiali, simbolici e culturali persone per lo più giunte dalle campagne e dalle montagne parmensi si siano integrate nel quartiere, di verificare come vi si sia costituita una comunità con forti legami e elementi di identità collettiva, quanto su di essa abbiano influito autonome spinte di condivisione e aggregazione e quale sia stato il ruolo del tessuto assistenziale e associativo del quartiere, di istituti laici e religiosi.
Il laboratorio prevede un incontro in classe e una visita guidata al quartiere. In classe verranno raccontate le trasformazioni della struttura urbana e le condizioni abitative e sanitarie, la composizione sociale e professionale degli abitanti, le strutture sociali, le forme di criminalità. Si indagheranno le relazioni tra uomini e donne e quelle interne alle famiglie, i rapporti con la religiosità e gli istituti di culto, i luoghi e le forme della socialità del quartiere. La storia della città verrà dunque raccontata intrecciando diversi punti di vista, da quello della storia politica o urbanistica a quello della storia sociale e della storia della mentalità, facendo riferimento ad un ampio ventaglio di fonti che potranno essere visionate e analizzate con i ragazzi, come i documenti sull’evoluzione urbana del quartiere – carte catastali o progetti di edificazione – o le carte prodotte dallo stato (relazioni di prefetti o atti processuali) o, ancora, censimenti o carte dello stato civile, oltre che, naturalmente, immagini e testimonianze video.

 

 

Unità didattica rivolta a tutte le classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

 

 

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