Parma nel lungo Sessantotto

Ciclo di incontri

9, 16, 23 e 30 marzo 2011

 

9, 16, 23 e 30 marzo 2011
Circolo Materia Off
Borgo S. Silvestro 40 – Parma

 

L’onda lunga del Sessantotto, col suo impeto di cambiamento radicale, scosse nel profondo sistemi di potere differenti, dalle società occidentali ai paesi del blocco sovietico, investendo tanto le grandi metropoli come le piccole città di provincia. Da essa non fu certo immune Parma, nella quale quella rivolta esistenziale e politica, che ebbe come protagonista un’intera generazione, si declinò in esperienze di lotta e mobilitazioni anche molto diverse, dalla contestazione studentesca alle nuove forme della conflittualità operaia, dalla politicizzazione del teatro giovanile alle battaglie contro la psichiatria tradizionale, dalle pratiche dei collettivi del dissenso cattolico all’attivismo dei gruppi della nuova sinistra.

 

SULLA STAMPA… 

 

 

9 marzo 2011, ore 21.15
Fuori scena
di Margherita Becchetti
Il ’68 rappresentò un momento di grande stimolo per il rinnovamento della scena teatrale che da quella stagione di mobilitazioni riprese contenuti e forme, parole d’ordine e strutture organizzative. Ne uscì un’idea di teatro sostanzialmente nuova, perché investita da una serie di tensioni e bisogni che ne nascevano al di fuori. Ciò che si impose fu la questione di un uso politico del teatro, di un teatro che rifiutasse il suo tradizionale status di momento di evasione e divertimento per ritornare alle sue origini più antiche e farsi rappresentazione della polis, della sua identità e dei suoi conflitti. La Compagnia del Collettivo di Parma, nata nel 1971 dalle singolari tradizioni del Centro universitario teatrale e del Festival internazionale del teatro universitario, è stata senz’altro una delle esperienze di teatro politico più importanti tra le tante sorte sull’onda delle mobilitazioni studentesche.

SULLA STAMPA…

 

 

16 marzo 2011, ore 21.15
Matti da slegare
di Ilaria La Fata
Dalla metà degli anni Sessanta, un radicale movimento contro le istituzioni totali cambiò il volto della psichiatria italiana e segnò profondamente le vicende degli ospedali psichiatrici. Intorno alla figura di Franco Basaglia e alle sue esperienze nei manicomi di Gorizia, Colorno e Trieste, maturò un’ampia riflessione intorno all’assistenza psichiatrica e alle mutazioni sociali e di mentalità legate al concetto di malattia mentale. La critica ai manicomi come luogo di custodia e di emarginazione si incontrò con la critica, da parte del movimento degli studenti, alle ideologie ufficiali e col rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione di classe. In questo contesto, anche a Parma il movimento studentesco della facoltà di Medicina maturò la propria critica alla psichiatria tradizionale giungendo, il 2 febbraio 1969, ad occupare l’ospedale psichiatrico di Colorno.

 

23 marzo 2011, ore 21.15
I nuovi operai
di Marco Adorni
Nel biennio 1968-69 l’Italia fu percorsa da un’accesa ondata di conflittualità operaia, culminante in quello che venne chiamato l’«autunno caldo». Le lotte operaie di quel periodo non si limitarono a rivendicazioni salariali ma misero in discussione l’organizzazione capitalistica del lavoro e il livello di democrazia all’interno della fabbrica. I casi delle lotte all’Eridania, alla Salamini e alla Bormioli Rocco di Parma misero in scena i caratteri radicali di una rivoluzione copernicana nei rapporti di lavoro e con le direzioni aziendali e di un inedito protagonismo di giovani operai affrancati ormai dai tradizionali canali della rappresentatività politica e sindacale.

 

30 marzo 2011, ore 21.15
L’onda lunga dell’antifascismo
di William Gambetta
In una città dalla tenace tradizione antifascista, anche la contestazione giovanile approdò presto – attraverso l’antiautoritarismo e l’antimperialismo – a rielaborare e riattualizzare quell’ampio patrimonio di culture e di lotte. Fin dalla “primavera studentesca” del 1968, quando attivisti di estrema destra tentarono di assaltare l’Università occupata, il movimento recuperò l’antifascismo come fattore di mobilitazione e d’interpretazione della società. Da quei giorni, e ancor più nei primi anni settanta, mentre il clima politico del Paese cambiava velocemente nello scenario della “strategia della tensione”, i movimenti respinsero spesso le aggressioni e le provocazioni neofasciste. Fu in questo contesto che, nell’agosto 1972, si inserì anche l’omicidio del diciottenne Mario Lupo, ucciso da alcuni giovani vicini al Movimento sociale italiano.

 

In collaborazione con
Circolo Materia Off